Era un giorno all’inizio di un’estate, passeggiavo fuori dal cortile della scuola.
Fermandomi sotto il portico, presso la finestra di una classe attendendo il mio turno di ricevimento, udii le parole pronunciate da una professoressa, allorché illustrava ad una madre la situazione del figlio che stava finendo la terza classe della scuola media.
Prima di tendere l’orecchio all’ascolto del significato delle parole, mi lasciai cullare dalla melodia, dal tono e dalle inflessioni della voce dell’insegnante, che stava suggerendo ed indirizzando il genitore alla scelta della scuola superiore del figlio.
Le parole hanno strati di significati, e a volte il come si dice, riporta un significato diverso da ciò che si dice.
-Ah-, disse la professoressa alla madre seduta in ascolto,
-suo figlio Gabriele è senz’altro da liceo!-.
La voce della professoressa era squillante, il portamento eretto, petto gonfio, si poteva leggere anche dalla postura del corpo una dichiarata soddisfazione.
Gabriele doveva essere quel tipo di alunno bravo, che rende orgoglioso l’insegnante.
L’insegnante si sentiva appagata, sembrava proprio felice.
Poi arrivò il turno della madre di Silvano e la professoressa questa volta usò un tono confidenziale, quasi sommesso, come quando si sa che ti è capitata una sfortuna, ma vuoi sdrammatizzare e dire all’altro, che se anche ti è capitata una sfortuna, in fondo, in tutto c’è qualcosa di buono...
-Silvano è un bravo ragazzo, buono...ehm...fa fatica. Premetto che noi abbiamo
fatto di tutto,(?) e comunque abbiamo deciso di aiutarlo, di farlo andare avanti...
Comunque guardi signora, ci sono i corsi regionali -
( il tono di voce era simile a quello del venditore che ti sta vendendo una merce scadente, ma vuole farti credere che sia una buona merce!)
- Bisogna farlo lavorare con le mani questo ragazzo!-
Qui il tono di voce cambiò, diventò a questo punto squillante come quando si fa un un complimento a gran voce; eppure il pensiero sembrava di compatimento, di quando si dice ”poverino”.
Mi ritrovai a pensare al lavoro manuale, a quella specie di malcelata svalutazione, pensai alle scuole della testa e alle scuole delle mani. Una specie di “dualismo cartesiano”.
Provai tristezza.
Il lavoro manuale è prezioso. Ed è squisitamente umano.
Mentre prestavo attenzione al tono, ai colori e gli squilli della voce, alla postura dei corpi, al modo attraverso il quale veniva suggerita la scuola della grande scelta, a quello che stava dietro e dentro le parole modulato dal tono e dal colore della voce, mentre prestavo attenzione ai gesti, si rendevano a me manifeste, svelandosi, le “credenze personali di base”, una specie di libro già scritto, al quale noi aggiungiamo il fraseggio delle nostre particolari esistenze.
La divisione fra la testa e le mani...la svalutazione del lavoro manuale, la sopravvalutazione del lavoro intellettuale, il pensare che siano due cose distinte, il valore dato a ciò’ che crediamo sia l’intelligenza, l’intelligenza al primo posto.
è stato scritto a proposito di intelligenza, che vi sono multiple intelligenze, tutte insieme concorrono all’intelligenza dell’uomo, non sono in “ordine gerarchico”, bensì complementari l’una all’altra, costituiscono il legame nell’opera dell’uomo stesso.
Il sapere, cammina con il saper fare.
Provavo una sorta di rammarico. Mi chiedevo come fosse possibile parlare solo di intelligenza, di livelli raggiunti nelle discipline, di voti, quando senza la consapevolezza profonda dei propri sentimenti, del nostro essere qui ed ora, senza la coscienza che scaturisce anche dall’anima e dal cuore, è così difficile vivere una buona vita.
Non si diventa saggi solo perchè i capelli diventano fili argentati e la pelle mostra i solchi del tempo.
Mi chiedevo se la saggezza fosse un fine da perseguire, un percorso che ogni educatore deve inserire nell’elenco degli obiettivi da raggiungere, ed in che modo.
A che serve essere intelligenti, se ancora da adulti siamo egocentrici, egoisti, impegnati a dimostrare chi siamo, invidiosi dei successi degli altri, incapaci di amare...
Saggezza è riconoscersi come creatori di ciò che viviamo, riconoscere le disarmonie, capirne le ragioni e trasformarle in lezioni di vita, saggezza è diventare operosi, con le mani, con il corpo, con il cuore, con l’anima e con la mente, per ritrovare sè e per trovare l’altro.
E se la saggezza è saper vivere l’armonia e trovare il proprio posto nell’universo, vi è un cammino di evoluzione da percorrere.
Si deve cominciare dal principio, dai bambini.
Chi farà da maestro ai nostri ragazzi?
Come potranno progredire sulla strada della saggezza?
-Ah,- stava dicendo un genitore nel cortile della scuola,- hai scelto il liceo artistico per il tuo ragazzo, ma che prospettive di lavoro vuoi che abbia?-
-Tutte,- pensai- perchè se farà il muratore, il fabbro, il cameriere, ci metterà quel tocco di artistico che farà la differenza fra lui e gli altri.-
-Certo che se Andrea frequenterà il liceo, dopo dovrà assolutamente iscriversi all’Università,- disse un uomo gonfiando il petto - d'altronde è un ragazzo molto intelligente, ha quasi tutti “ottimo” sulla scheda di valutazione...
-Cosa?- Ha frequentato l’istituto professionale e vuole fare ingegneria?
Ma non è proprio possibile.- -Filosofia? è ridicolo, a che cosa serve? Che lavoro farà? -
-La gente parla così tanto dell’intelligenza, e la nostra scuola ha fatto dell’intelligenza un mito e un miraggio, ma chi insegnerà l’arte del divenire “Cives”?- Mi chiedevo.
Mi sembrava tutto così scollegato: la testa, le mani, il cuore, l’anima, non venivano considerati nella sacralità dell’uno che è tutto e parte del tutto nello stesso tempo.
Forse che nel pentagramma della musica che è arte, non troviamo principi matematici?
Forse che una perla che diventa sfera perfetta a cui attribuiamo leggi matematiche, non è un capolavoro di bellezza? Ognuno di quei genitori, immaginava con occhi sognanti la professione e la carriera del figlio.
La professione e la carriera. La professione e la carriera.
Un uomo non è la professione che esercita o la carriera che ha fatto.
Un uomo è così molto di più, un miracolo della vita che pulsa di sacralità ad ogni respiro dell’universo.
Tornai a casa, e guardai i miei figli.
In quel momento avrei dato qualsiasi cosa pur di portarli via da lì. Altrove...
-Un uomo è così molto di più, un miracolo della vita che pulsa di sacralità ad ogni respiro dell’universo.- Tenni questo pensiero stretto a me, sotto il cuscino, e tutte le notti lo ritrovavo lì, ad aspettarmi.
Certi pensieri scavano piano piano una breccia nel nostro cuore, una breccia che ti fa sentire impellente la necessità di trovare altre strade.
Così iniziò il mio viaggio e amo definirlo “ il viaggio della donna che voleva raccogliere perle”.
Cominciò dalla tristezza di chi si sente solo perché non compreso, cominciò dal dolore, perché allontanarsi da chi si ama e dalla propria terra è sofferenza, cominciò dalla speranza e dalla fiducia nella ricerca, perché una ricerca non è mai a vuoto... ed il fine non è solo la meta ma il viaggio stesso.
Sogno una scuola che non punti solo al 110 e lode, ma alla fondazione del “cives ”, portatore e fruitore di civiltà
Sogno una scuola superiore uguale per tutti, almeno fino a quel punto del percorso, dove ognuno potrà scegliere un cammino più specifico.
Sono stata in Sudafrica, dove la Highschool è uguale per tutti, si possono scegliere in aggiunta discipline di "specializzazione ” nel curriculum, l'età dell'obbligo è fino a 16 anni.
L'esame di maturità si sostiene dopo quattro anni di scuola superiore e le Università e i corsi post diploma, introducono nel mondo delle specializzazioni.
Cosi sia il ragazzo “da liceo ”, sia quello “da corsi professionali'', hanno accesso allo stesso sapere. Avranno voti diversi sulla scheda di valutazione, ma avranno avuto l'accesso a quella piattaforma di discipline a quella base dì cultura che serve ad introdurre l'uomo nella vita prima ancora che nel mondo del lavoro.
Quando tornerò al mio paese, mi piacerebbe lavorare in una scuola dove si usano tutti i tipi di intelligenza, e non solo quella prettamente “scolastica”, unica intelligenza considerata apprezzata e valorizzata nella scuola italiana.
Questo tipo di intelligenza la ritroviamo spesso in uomini che hanno raggiunto il successo socio-economico. ‘Essere intelligenti, non significa raggiungere la maturità' emotivo-affettiva in automatico.
Così abbiamo uomini -bambini molto intelligenti e di successo che purtroppo rivestono compiti di potere. La loro immaturità mette davanti sempre il loro io personale a qualsiasi scelta etica.
L'intelligenza e la conoscenza che hanno acquisito a scuola è al servizio di interessi personali, che molto spesso scavalcano il bene pubblico.
E che tristi esempi di adulti (anche anziani) stiamo dando a questi giovani.
L'educazione al “cives eticamente fondato ", e trasversale ad ogni disciplina.
Ritengo che senza questa premessa, la nostra scuola non abbia piu’ senso.
E' tempo di trovare la forza di essere un esempio concreto, per i nostri figli, per i nostri studenti, per i figli della vita.
Da “Una collana di perle dal Sudafrica” di Monica Gozzini Turelli
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