martedì 27 ottobre 2015

“Questa economia ci consuma: la moralità ormai è merce” (di Zygmunt Bauman)

Vogliamo godere di una vita ricca, abbiente, il che ci ha orientati ad assumere come principale indicatore l’acquisto, lo shopping. Pare che tutte le strade che portano alla felicità portino ai negozi. Ciò sottopone il sistema economico, e più in generale il nostro pianeta, ad una pressione enorme. Ciò è disastroso per le nuove generazioni; è evidente che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, sulle spalle dei nostri figli. Possiamo trovare delle alternative alla crescita della produzione e dei consumi per trovare soddisfazione, in definitiva per essere felici? Ciò è necessario se non vogliamo distruggere il nostro habitat e generare fenomeni catastrofici come le guerre. 
I livelli attuali di consumo sono già insostenibili dal punto di vista ambientale ed anche economico. L’idea della prosperità al di fuori delle trappole del consumo infinito viene considerata un’idea per pazzi o per rivoluzionari. Jackson dice che ci sono delle alternative: le relazioni, le famiglie, i quartieri, le comunità, il significato della vita. Ci sono enormi risorse di felicità umana che non vengono sfruttate. La maggior parte delle politiche realizzate nel mondo dai governi va esattamente nella direzione opposta. Queste politiche raramente vanno al di là della prossima scadenza elettorale, raramente guardano a ciò che succederà fra 20 o 30 anni. 
Assistiamo ad un processo di mercificazione e commercializzazione della moralità. I mercati sono abituati ad orientare i bisogni umani, bisogni che in passato non erano soddisfatti dal mercato. Questo è ciò che io indico con l’espressione ‘commercializzazione della moralità’. Il nostro reale

venerdì 28 agosto 2015

Festival EcoFuturo: siamo noi i veri Bilderberg! di Michele Dotti - Il Fatto Quotidiano

Beh, magari non proprio esattamente uguali… però qualcosa in comune effettivamente l’abbiamo. Se non diamo peso al fatto che loro si incontrano a porte chiuse e operano in modo a dir poco opaco, mentre noi siamo aperti a tutti e ci muoviamo in modo trasparente. Se non si considera che loro fanno tutto per i propri interessi privati, mentre noi ci impegniamo per il bene comune. Ignorando per un attimo il fatto che in nome di questi interessi sono disposti a sacrificare i diritti umani, la pace, l’ambiente e le culture, mentre noi siamo animati proprio dalla tutela e dalla promozione di questi ultimi. Se vogliamo ignorare la differenza fra chi considera la diversità un problema, o addirittura una minaccia, e chi – come noi – la ritiene un valore imprescindibile. 
Mettendo per un istante fra parentesi il fatto che per loro le uniche categorie per comprendere la realtà sono quelle dell’individualismo, della competitività e dell’omologazione, mentre per noi sono fondamentali la socialità, la cooperazione e la creatività. A parte il fatto che i contenuti delle loro discussioni non sono mai registrati o riportati all’esterno, mentre noi trasmettiamo tutto in diretta

giovedì 13 agosto 2015

Earth Overshoot Day: oggi 13 agosto è il giorno in cui l'umanità ha consumato il budget di natura disponibile per l'intero anno.

In campo ambientale altro che tagliare il debito, il rosso cresce anno dopo anno. Oggi abbiamo esaurito il capitale di cui potevamo disporre senza doverci far prestare risorse - con ben poche probabilità di restituirle - da chi verrà dopo di noi. L'Overshoot Day, il giorno in cui l'umanità ha consumato il budget di natura disponibile per l'intero anno, quest'anno scatta il 13 agosto. Lo ha calcolato il Global Footprint Network, uno dei più importanti centri studi sulla sostenibilità. L'anno scorso il giorno di inizio del debito era il 19 agosto. Nel 2000 cadeva ai primi di ottobre. Bisogna tornare alla fine degli anni Sessanta per trovare in pareggio il bilancio tra consumo e risorse rinnovabili. Gli ultimi decenni sono stati devastanti: il ritmo del saccheggio è andato crescendo in maniera violenta. Andiamo avanti tagliando più alberi di quelli che possono ricrescere, mangiando più pesci di quelli che si riproducono, emettendo più gas serra di quelli che l'atmosfera è in grado di assorbire senza alterare il sistema climatico che gli esseri umani hanno da sempre conosciuto: oggi in cielo c'è una concentrazione di anidride carbonica che non ha precedenti in epoca umana.
Per questo, alla vigilia della conferenza sul clima che si terrà a Parigi a dicembre, Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network, ha lanciato un appello: "L'accordo globale