In Italia vi sono due generi di recessioni: quella economica (sempre in agguato) e quella culturale. A questo proposito, è illuminante riflettere sui dati contenuti nell’ultimo annuario statistico dell’Istat uscito lo scorso gennaio. Questa sera, nel leggerlo, sono rimasto scioccato. Oltre la metà della popolazione nostrana nel 2015 non ha mai sfogliato un quotidiano e sei persone su dieci non hanno letto nemmeno un libro. Il 68,3% non ha visitato musei.
Quasi il 60% usa pc e internet. L’88,3% degli italiani l’anno scorso non è andato ad un concerto di musica classica (il 78,8% ha disertato anche i concerti di musica moderna o contemporanea), e quasi l’80% non è stato a teatro. Il cinema è sicuramente più frequentato ma anche in questo caso, la percentuale è bassa: il 48,9% non ha mai visto un film sul grande schermo nell'ultimo anno, e tra gli over 75 anni la percentuale sale finanche al 90%. A mio avviso, lungi da ogni disfattismo, non si tratta di uno dei tanti problemi italiani; bensì, del principale problema che impedisce a questo paese di crescere.
Il linguista Tullio De Mauro, in questi anni, con grande dedizione, ha studiato attentamente il fenomeno dell’ignoranza in Italia ed è giunto a queste conclusioni: “Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a