lunedì 24 maggio 2021

Enrico Letta, la dote ai 18enni, la polemica, l'indifferenza

Di fronte alla proposta di Enrico Letta di tassare chi è ricco per dare una “dote” ai nostri giovani si può condividere o si può essere contrari. Si può discuterne i tempi e l’opportunità, si possono proporre strade alternative, ci si può confrontare democraticamente con sincerità e pacatezza ma non penso si possa dire che l’obiettivo che si pone la proposta non sia essenziale e necessario. Stiamo parlando dei nostri giovani che oggi devono affrontare un mondo a loro poco favorevole. 
A partire dalla formazione scolastica sempre meno adeguata ad aiutare il giovane a costruirsi un futuro dignitoso, una università che sforna disoccupati senza prospettiva di trovare un lavoro adeguato agli studi fatti. E che dire del mondo del lavoro dove l’accesso per i giovani è sempre difficile e precario: periodi di stage spesso gratuiti o con miseri rimborsi, contratti rinnovabili di mese in mese, diritti acquisiti che per loro sono diventati chimere, stipendi da fame coi quali è difficile pensare di costruirsi famiglia. Se poi sei donna i problemi raddoppiano. 
E’ chiaro che in queste condizioni i nostri giovani hanno bisogno di un’aiuto. Su questo mi aspettavo si aprisse un serio dibattito ed invece tanti detrattori che sputano sentenze contro Letta, le tasse, la sinistra che vuol rendere poveri i ricchi, e via dicendo. 
In questi giorni mi è capitato di leggere questa dichiarazione di un noto parlamentare tale Salvini: "Da Bertinotti a Letta il filo conduttore della sinistra non cambia. Ma qual è il problema dell'idea bislacca di far piangere i ricchi? Se tu tassi la tassa di successione, tassi il mazzo che mi sono fatto e invece che premiarmi, mi tassi". "Essere ricco non è una bestemmia, l'obiettivo delle sinistra è far star peggio chi sta meglio". 
A questo geniale politico vorrei dire poche e semplici cose: tassare l’1% dei ricchi milionari di questo paese, non è per farli piangere ma per ricordare loro che ci sono persone meno fortunate che si fanno tutti i giorni il mazzo per poche centinaia di euro, facendo lavori duri e usuranti per mantenere la loro famiglia. Queste persone non hanno soldi per comprarsi la casa e fanno fatica a pagare l’affitto a fine mese. 
Fanno grandi sacrifici che non sempre sono sufficienti per far studiare i propri figli, per dar loro la giusta formazione e una vita normale e dignitosa, diritto per altro sancito dalla nostra costituzione. Chiedere, a chi vive nel benessere e può permettersi una vita da ricco, di contribuire/condividere con una piccola parte della sua ricchezza per aiutare chi è stato meno fortunato di lui e che, data la giovane età, ha il diritto di ricevere l’aiuto necessario da uno stato che ha come primo compito quello di praticare la giustizia sociale e mettere tutti i cittadini nelle condizioni di avere pari opportunità nella costruzione del proprio futuro. Su una cosa sono d’accordo con Salvini: essere ricco non è una bestemmia, abbandonare milioni di persone nella povertà questa si è una bestemmia e una grande vergogna. Solidarietà, equità e giustizia sociale, attenzione agli ultimi, sono valori fondanti della nostra Costituzione che politici come voi stanno tradendo.